venerdì 27 giugno 2008

Il canto del Gallo

Cock-a-doodle-doo: questo è il verso del gallo così come lo conoscono in terra anglosassone, il nostro chicchirichì, per intenderci.
Ieri notte al Draft NBA c'era un altro Gallo, quello con la maiuscola, che gratis insieme alla chiamata dei New York Knicks al numero 6, s'è preso anche una bella dose di fischioni dal pubblico astante.
Dal video (che potete trovare in questa pagina) infatti, si notano alcuni loschi tamarri che si mettono le mani nei capelli e fanno il segno del pollice verso al nostro beneamato Danilo, che nel frattempo intervistato a riguardo dava risposte piuttosto banali (strano, per lui) che lasciavano trapelare la seppur giusta emozione.
Io credo che Gallinari potenzialmente sia un Bodiroga con più tiro da fuori e che difende meglio; in qualità di tifoso di Milano, avrei gradito molto se fosse rimasto all'Olimpia, ma anche se avesse deciso di andare in un'altra squadra europea, sarei stato più d'accordo. Non capisco proprio questo richiamo dell'NBA: vedo molti giovani talenti che in Europa han vinto poco o niente che se ne vanno negli Stati Uniti e si rovinano, o alla meglio passano un anno senza toccare il campo (ogni riferimento a Belinelli è puramente voluto)...
Uno come il Gallo secondo me se rimanesse in Europa potrebbe diventare un campione di quelli veri, uno che fa la storia della pallacanestro del Vecchio Continente. Spero per lui che possa fare lo stesso in America, ma la vedo una cosa molto più dura, e per certi versi anche meno significativa.
Intanto a quegli ignoranti che fischiavano la scelta dei Knicks vorrei dire che non si rendono conto del gioiellino che hanno tra le mani, ma probabilmente la loro "cultura" gli impedisce di interessarsi al basket che non sia made in U.S.A., quindi non vale la pena sprecare il fiato.
Speriamo che ci pensi Danilo con i fatti, a far capire loro che erano fuori strada.
Il canto del cigno è l'ultima prestazione ad alto livello di una carriera professionale, prima dell'inevitabile ritiro.
Speriamo che il canto del Gallo diventi la prima di una lunga serie.

venerdì 20 giugno 2008

Minibasket

Amici sportivi! Sfoderate le vostre capacità di fisionomisti! Immaginate quando Shaq pesava 30 chili e Garnett era alto 1 metro e 40; quando Manu aveva un bel nasino all'insù e lo zio Teo delle graziose sopracciglia; quando il Beli giocava con gli amici alla collegiata di S.Giovanni in Persiceto, e Dan non era ancora Gay. Guardate bene, e indovinate chi sono queste tre piccole promesse!








mercoledì 18 giugno 2008

Gomito del cestista


Ma cos'ha Sasha Vujacic al gomito destro? Bèèèèèèè!!!

lunedì 16 giugno 2008

Siamo tutti maniaci

Mi fa spesso sorridere vedere come siamo quasi tutti colpiti da piccole fisse quotidiane... nella maggior parte dei casi sono cosette banali, di scarsa importanza, ma perbacco quanto ci dà fastidio se non vengono rispettate!


La casa è lo scenario privilegiato nel quale riversiamo i nostri tarli, e ce n'è davvero per tutti i gusti! C'è chi fa la ronda nelle stanze ad accertarsi che non ci siano cassetti rimasti leggermente aperti, e chi scalpita se scorge una penna abbandonata senza il suo tappino, o se i libri sugli scaffali non sono perfettamente allineati. Qualcuno non riesce a trattenersi e si avventa a raddrizzare i quadri che pendono, altri entrano in agonia nel vedere un quotidiano lasciato scompaginato dopo la lettura. C'è chi deve necessariamente chiudere ogni tappo, che sia dentifricio, bagnoschiuma, o detersivo dei piatti, mentre a qualcun altro viene l'orticaria se vi vede tagliare gli spaghetti. E se in bagno la carta igienica è sistemata in modo da srotolarsi sul lato esterno anziché lungo il muro, c'è chi giura di non riuscire a compiere operazioni, al punto che la gira nella posizione gradita anche in casa d'altri!


Poi guai a chi mette in discussione l'operato di quella signora che sul balcone sembra impazzita: preleva i panni lavati dal catino ma poi ne stende uno qua e uno là, lascia spazi liberi sui fili, poi torna in seguito a colmarli...ma cosa combina? Semplice: già in questa fase sistema magliette vicino a magliette, mutande con mutande, pantaloni con pantaloni (ma che quelli del marito stiano ben distinti da quelli del figlio!), e addirittura appaia le calze!!


Al supermercato invece un signore studia con estrema attenzione in che punto preciso del suo carrello riporre un prodotto appena prelevato dagli scaffali...ma cosa fa? Naturale: dispone strategicamente la spesa in settori, dividendo gli acquisti a seconda dell'armadietto di casa sua in cui troveranno poi sistemazione. E come si imbufalisce, se la moglie mette qualcosa a casaccio nel carrello! Ripeterà lo stesso ordine al momento di appoggiare i prodotti sulla cassa, e naturalmente anche quando li metterà nei sacchetti. Una volta in casa...zacchete!...tutto a posto in due minuti, senza aprire 700 volte il frigorifero o trasformare la cucina in un campo di battaglia. Peccato che abbia perso 4 ore al supermercato!

Io sono quella delle biro: tappino obbligatorio, e tutte rigorosamente a testa in giù nel portapenne! E se scrivo a computer, la pagina deve avere assolutamente la giustificazione piena: non sopporto l'allineamento a sinistra, con quelle righe lì così, abbandonate a se stesse, che finiscono tutte a lunghezze diverse grrrrrrr!

domenica 15 giugno 2008

Dì, ma cosa c'hai in testa?!?


Vi propongo questi 2 esperimenti, sono facili da fare e secondo me molto suggestivi, in caso di successo (state bene attenti però, che non li rispiego):

1) Per il primo esperimento avete bisogno di 2 collaboratori, che chiamerò Morands e Sara (manie di protagonismo...): bendatevi e sedete a poca distanza da Morands, anch'egli seduto di fronte a voi; Sara invece, restando in piedi alla vostra destra, dovrà prendere la vostra mano destra e portare il vostro indice sul naso di Morands muovendolo ritmicamente con colpetti e sfregamenti, in sequenza casuale, come una specie di alfabeto Morse; contemporaneamente, Sara deve fare lo stesso con il suo indice sul vostro naso, in modo che i colpetti siano simultanei. Se sarete fortunati, dopo circa un minuto avrete la sensazione di stare toccando voi stessi il vostro naso, quindi che il vostro naso sia lungo quanto il vostro braccio.

2) Nel secondo basta un solo amico, quindi ringraziate Morands e Sara con profondi inchini e riverenze e chiamate chi volete, per esempio il vostro compagno di mille avventure, Perosopo.
Sedetevi ad una scrivania e nascondete la mano sinistra sotto al tavolo; Perosopo intanto colpirà (sempre in maniera casuale) con un dito di una mano sulla scrivania, e con un dito dell'altra sulla vostra mano sinistra, sempre in modo che i picchiettamenti/sfregamenti siano perfettamente sincronizzati. Se guarderete la mano di Perosopo che batte sulla scrivania, disinteressandovi di quella che batte sulla vostra sotto al tavolo, dopo un minuto forse potreste sentire come se i picchiettii emergessero dal tavolo, come se la scrivania facesse parte di voi.

Questi sono solo dei trucchi per ingannare il cervello: nel primo caso, per esempio, arrivano al cervello i messaggi che i colpetti che sentiamo sul nostro dito indice sono identici a quelli che sentiamo sul nostro naso e quindi, vista la minima probabilità che i due avvenimenti non siano correlati, esso pensa che siamo noi stessi a toccarci il naso con l'indice, nonostante il nostro braccio sia allungato. Stesso discorso per il secondo caso, in cui l'encefalo vede il picchiettare sulla scrivania, sente un picchiettio identico alla mano e quindi giunge a conclusione che la scrivania sia la nostra mano.
Che storia malatissima raga, cioè non ci sto dentro.

martedì 10 giugno 2008

Calcificazione

Sono iniziati gli europei. Sì certo, di calcio, che domande! Qua in Italia se dici europei, campionato, classifica o Nazionale, al 99.9% la mente della gente schizza di volata ai prati verdi del calcio, mentre pochi sembrano considerare l’idea che esistano giocatori, mondiali, risultati e squadre anche di decine di altri sport di pari dignità, che esistano anche canestri, mazze, palline, racchette e quant’altro.
Qua e là si levano timide voci di critica sulle assurdità del pianeta calcio: gli stipendi da manicomio, il dissennato delirio delle folle, lo spazio spropositato che risucchia su giornali e tivù. Tutto questo per un GIOCO, i cui protagonisti altro non fanno se non appunto giocare, azzeccando il congiuntivo solo il 29 di febbraio, e risultando così tristemente banali nelle loro dichiarazioni post partita. Tutto questo per uno sport con le dovute eccezioni sporco, nel quale rischi di morire andando allo stadio. Ma tant’è, non cambia mai niente.

Ci sarebbe da riflettere per bene su come siamo arrivati a questo punto, ma lasciamo stare: preferisco raccontarvi dello spaventoso abisso che ho visto di persona quando, nel giro di dieci giorni, sono stata al raduno della Nazionale di Recalcati a Bormio, e a seguire mi sono imbattuta nel ritiro pre-campionato della Juve.

La Nazionale è a Bormio in silenzio, non ci sono cartelloni pubblicitari, bandiere, stand; i giocatori arrivano al palazzetto per lo più a piedi, portando la loro borsa; si fermano a chiacchierare con chiunque, rispondono quasi sempre “ma certo!!” e “volentieri!!” alle richieste di foto e autografi; si pongono alla pari con tutte le persone che si rivolgono loro, e la sera passeggiano tranquillamente in paese, frequentano posti comuni, vanno alla sagra locale in mezzo alla gente.
In palestra i tifosi assistono gratuitamente agli allenamenti in religioso silenzio, ma il loro calore si percepisce con chiarezza: sono lì a seguire i giocatori, il loro lavoro; li stimano per quello che fanno, non così a priori, in modo irrazionale, solo perché “sono cestisti”; certo ci sono ammirazione, coinvolgimento, affetto, ma si respira un’aria piacevole, senza esasperazioni di alcun tipo; da bordo campo puoi sentire vicini i giocatori, come se ti guardassero, ti riconoscessero. Sono persone come te.
Un giorno ho visto lo zio Teo, dopo l’allenamento, fare segno al conducente del pulmino di partire pure, che lui si sarebbe fatto la strada del ritorno a piedi per riuscire a firmare gli ultimi autografi a due bambini appena arrivati accanto a lui…sicuramente l’avrebbe fatto anche Trezegol, come no!!

Loro invece, i divi, sono più blindati di Bush; nei dintorni del campo è sorto il villaggio Juve, un immenso quartiere a base di stand legati alla società; centinaia di persone stanno per ore immobili davanti all’albergo dove alloggia la squadra, per scorgere in lontananza la sagoma indistinta di un giocatore; altrettante assaltano il pulmino per sperare di intravedere chi ci sta sopra; urla di delirio e un elevato rischio di svenimenti serpeggiano sulle tribune durante gli allenamenti. Tre pazze sono state in strada dalla sera alla mattina, davvero: dalla sera alla mattina, sotto alla camera di Del Piero, a gridare “Alessandro Del Piero alèèè, sei la cosa più bella che c’èèèè”..ma per piacere! E una di loro si era pure dipinta sul petto una scritta, il cui concetto era: “Del Piero, se scendi te la dò”. L’allenamento si può vedere, certo, basta fare una fila interminabile e pagare: 5 euro ogni seduta; 20 euro l’amichevole con la sesta categoria locale. E rimane ancora da aggiungere un’aggravante non da poco: questa era la squadra appena travolta da uno scandalo senza precedenti, appena retrocessa in serie B, formata dai ragazzini del tutto sconosciuti e un paio di “vip” volonterosi, mentre tutti gli altri erano ancora bellamente in vacanza.

E' poi preoccupante che la situazione peggiori col tempo: anni fa nello stesso posto venivano altre squadre in ritiro, e io mi ricordo perfettamente Tacconi, Peruzzi, Conti e Il Principe Giannini passeggiare tranquillamente in paese…cosa succede?? Boh…io non vedo l’ora di andare come ogni anno a Bormio!!

Ah, un’ultima cosa: ho sempre pensato che se l’Italia del basket dovesse vincere qualcosa, mi piacerebbe provare a fare in modo che tra baskettari di ogni tipo, tifosi, giocatori e simpatizzanti si diffondesse un passa parola per far scendere tutti quanti nelle piazze, proprio come succede col calcio…secondo voi quanta gente ci starebbe??

lunedì 9 giugno 2008

AKA

Non è la danza dei Maori (quella è l'haka), bensì un acronimo che sta a significare "Also Known As", sarebbe a dire "Conosciuto Anche Come"; visto che CAC in italiano non sarebbe stato molto fine, per indicare uno pseudonimo si è ripiegato sul latino "Alias".
E proprio di soprannomi parlo oggi, più precisamente di quelli dei giocatori NBA.

"Magic" Johnson. C'è chi non sa neanche il suo vero nome (Ervin), ma "Magic" lo conoscono tutti; è stato chiamato così la prima volta da un giornalista che l'aveva visto fare una partitina da 36 punti, 16 rimbalzi e 16 assist quand'era appena 15enne... La mamma di Magic, fervente cattolica, pensava addirittura che il nomignolo in questione fosse blasfemo.
Poi "Sir" Charles Barkley, Larry "Legend" Bird, Akeem "The Dream" Olajuwon, Michael "Air" Jordan, Clide "The Glide" Drexler, tutti soprannomi riferiti alla grandezza di questi giocatori o alle loro capacità atletiche.
Di sfondo cinefilo invece è il soprannome del vecchio doppio zero dei Celtics Robert Parish, "The Chief", che secondo il suo compagno di squadra Cedric Maxwell assomigliava all'indiano muto di Qualcuno volò sul nido del cuculo; sempre in tema, Walt Frazier è stato detto "Clyde" da un allenatore dei suoi Knicks perchè portava un cappello che ricordava quello che Warren Beatty indossava in "Bonnie & Clyde".
Julius Erving non è mai stato laureato, pare dunque che sia stato un suo amico del liceo a chiamarlo "Dr.", visto che Julius lo chiamava "Professor".
"Pistol" Pete Maravich sparava passaggi come revolverate, mentre "Rifle Man" Chuck Person tendeva a posizionarsi sull'arco dei 3 punti e fucilare da lì.
Anthony Gerome Webb vi dice qualcosa? Probabilmente no, visto che per tutti è "Spud" Webb, minuscolo vincitore della gare delle schiacciate nel lontano '86 che deve questo nome alla nonna, che quand'era bambino lo chiamava così, riferendosi allo Sputnik. La nonna di Hardaway invece era convinta che il nipotino fosse bello come un "Penny", ponendo così rimedio al terribile nome di battesimo, Anfernee...
Il biondino che forse avrete visto rappresentare i Timberwolves alla lotteria del Draft era Fred Hoiberg, ex tiratore appunto di Minnesota chiamato "The Mayor", "Il Sindaco", perchè pare che avesse preso un voto alle elezioni del suo paesello natale. Il povero Theodore Edwards invece da piccino stava soffocando ed è diventato cianotico, così i suoi hanno ben pensato di chiamarlo "Blue".
Ce ne sono sicuramente tanti altri ma mi fermo qui, se ne avete di vostri preferiti scrivete pure!

P.S.: Ho volutamente ignorato Shaquille O'Neal, che quello lì s'inventa un soprannome alla settimana, per sè stesso o per gli altri poco gliene cale, ed è impossibile stargli dietro...

mercoledì 4 giugno 2008

Giro dei campi...

Eh grazie, facile parlare di NBA e campionato italiano! Quel tipetto del mio socio non mi lascia altro che la spazzatura...non vale!
Allora vediamo un po' com'è la situazione nei finali di stagione degli altri campionati...

Siamo ancora alle semifinali in Germania, con gara 5 da disputare tra Francoforte e Bonn per scoprire chi affronterà l’Alba Berlino già qualificata, e in Francia, con le squadre di casa che sfruttano il fattore campo e si portano sull’1-0: Le Mans su Roanne, nonostante il trentello di Salyers, mio pupillo e giocatore-garanzia nel fantabasket di eurolega, e Nancy su Villeurbanne.

Si gioca per il titolo in Polonia, tra Turow e Prokom (3-3); in Turchia, tra Fenerbahce e Ankara (3-1); e in Grecia, dove impazza la finale tra Olympiacos e Pana, con i rossi di Yannakis che al Pireo impattano sul 2-2; temperature elevate sugli spalti, con pioggia di oggetti e fumogeni, interruzione di 50’ e conseguente squalifichetta coi fiocchi; solito punteggione da basket-spettacolo (59-57) sul campo, con l’Olympiacos che scappa a +11, i verdi che rimontano, i tiri liberi finali che salvano i padroni di casa, Spannoulis (secondo l' impeccabile pronuncia di Franco Lauro...) che sbaglia il tiro decisivo.

Campionati già conclusi in Russia, con la clamorosissima e assolutamente inattesa vittoria del Cska, e in Belgio, col trionfo del Charleroi. Verdetto fresco fresco anche dalla Spagna, col Tau che dopo aver sbancato due volte il Palau Blau Grana, torna in casa propria a chiudere i conti. Gara1 dominata da uno Splitter da 21, con 10/12 e trentello di valutazione; gara2 dai 20 di Mickeal (Pete! Mica George, come l’ha chiamato in telecronaca donna Paola pensando al cantante Michael…): anche per lui 30 tondi di valutazione. Per i catalani rispondono con costanza solo Ilyasova e Grimau (che mi sanno tanto di pupilli di coach Pascual); il Barça è sulle ginocchia, e crolla anche in gara 3: secondo titolo per i baschi e Mickeal MVP. Per gli amanti dell’assist spericolato consiglio il video http://acbtv.acb.com/video/693 ...concentrarsi bene attorno al minuto e mezzo di riproduzione!
Finale col botto nel campionato israeliano, dove la neopromossa Holon, con un tiro allo scadere del “mago” Malik Dixon, sconfigge 3-2 il Maccabi, campione in carica dal milleenovecentonovantatre e vincitore di 47 edizioni su 54.

martedì 3 giugno 2008

La fine si avvicina...

Un feto che fluttua nello spazio, Bruce Willis fantasma, una sparatoria coi mitra in mezzo a nuvole di cocaina: sono tutti dei gran finali, di quelli che ti restano in mente.
Qui però parlo di un altro tipo di finali, quelle al femminile; come ogni anno, giugno porta con sé le vacanze da scuola, canzoni con ritornello a tormentone, e le finali (appunto) di basket.

Capitolo NBA: giovedì notte comincia l’attesa finale tra i Celtici di Boston e i Lacustri di Los Angeles, gli stessi che negli anni ’80 si davano delle belle legnate per vincere l’anello. Oddio, proprio gli stessi non sono, visto che dai miei calcoli Robert Parish dovrebbe avere 98 anni, però di giocatorini buoni ce ne sono sempre… Garnett-Pierce-Allen contro Kobe-Gasol-Odom, qualcosa d’interessante potrebbe uscirci lo stesso, anche se io preferisco la vecchia scuola con meno tatuaggi e fascette e più occhiali alla Kurt Rambis (che tra l’altro mi pare di aver visto sulla panca dei Lakers in giacca e cravatta, magari per insegnare a Pau a dare due gomitate).
Comunque, vengo tosto al pronostico: quest’anno trionferanno i Chicago Bulls, che dopo la botta di cu... l’abilità di aver vinto la lottery per il Draft, li vedo belli carichi e vedrai che fanno il colpaccio.

Capitolo Campionato Italiano: Siena – Roma, la finale più noiosa che ci si potesse aspettare. Almeno ci fosse arrivata Capo d’Orlando in finale contro Siena, si sarebbe potuto vedere il Pozz (grazie di esserci) che mandava affanculo la Ellisse (e scusate il termine Ellisse) con un bacino di utenti maggiore rispetto a quello di Gara3 contro Avellino, son cose su cui bisogna riflettere.
Non bisogna riflettere molto invece sul risultato di questa finale, vista la schiacciante superiorità dei toscani, tanto più che al posto del mio pronostico vi metto questo bel punto: .

domenica 1 giugno 2008

In viaggio tra i giochi di una volta

Ore di Playstation. Al massimo un’ occhiatina distratta alle cards di Dragon Ball. Fuori casa, l’ inseparabile Nintendo DS. Altri giochi, per i ragazzini di oggi? Poco o niente, per gran parte di loro. Se chiedo ai bambini che alleno quali giochi preferiscono, la risposta non è neanche “la Playstation!”, ma direttamente “Tony Hawk’ s, God of war, Nba live” e quant’altro…ovvio no?
Davanti a tanta desolazione, pensavo con piacere ai giochi che facevo io da piccola, al parco o in cortile con gli amici, ma anche in casa da sola...tantissimi! …e a tutti quelli che facevano le generazioni precedenti alla mia. Così m’è venuta voglia di fare un piccolo viaggio a puntate tra i giochi di una volta: passeremo da Strega comanda color a Lupo mangia frutta, da Rialzo a Campana, dai soldatini alle biglie, e magari daremo uno sguardo anche alle vecchie conte…ma dove sono finite?
Ma da cosa comincio? A bi bo chi sta sotto non lo so…Da nascondino!! O almeno, per me era nascondino…magari altrove si sentiva per strada qualche bimbo dire: Aò, ce famo ‘na partita a nasconderella? Oppure: Deh, ‘odesto pomeriggio venite a gio’are a inguattarella?...E non mi azzardo a inventare frasi con lo scunnafaccia dei pugliesi, o con l’ ammuccia ammuccia dei siciliani…E voi come dicevate?
Nome diverso, regole uguali per tutti: un bambino “sotto”, cioè con il viso contro un muro o un albero, pronto a contare fino a una quota stabilita, e gli altri via a nascondersi. Immancabile, ecco il solito furbetto che si nasconde proprio dietro a chi è sotto, per fare tana non appena questo si gira; ma se chi conta la sa più lunga di lui, prima di voltarsi dice “un due tre tana a chi sta dietro a me!”, e quello rimane fregato. Poi inizia la caccia, ma il gioco si interrompe spesso: una scarpa slacciata, la necessità di soffiarsi il naso, o qualsiasi altra scusa inventata, rendono necessaria una tregua: Alimus! Dicevo io. Ma i modi erano tanti, in giro per l’Italia: da crucis, a pugno, a fuoco e chissà quali altri...voi cosa usavate? I più diffusi, grazie all’origine comune, erano comunque quelli simili ad Alimus, come Arimo, Alibandi, Arimorti; se qualcuno è curioso, derivano dal latino arae mortis, cioè gli altari della morte, dove i Romani celebravano i caduti di guerra alla fine della stessa, quindi in un momento di tregua.
C’era poi se non sbaglio anche un modo per ricominciare, per rientrare in gioco...cosa si diceva? Io ho un vago ricordo di qualcosa come Libus, ma chi lo sa…
Quando quasi tutti i bimbi sono stati scoperti, il gioco si avvia alla fine...ma ecco il piccolo eroe del momento, il più “forte”, rimasto nascosto fino all’ultimo, che arriva sgambettando e…tana libera tutti!!!