mercoledì 16 settembre 2009

Neurostar

Il mio rapporto con i compagni di scompartimento viene segnato al mio ottavo anno d'età, quando la signora giapponese del sedile centrale allunga il braccio davanti a me, che sto seduta vicino al finestrino e quindi al cestino, porgendomi con un sorriso la carta bianco-verde della caramellina golia che s'era appena infilata in bocca. Io la prendo, ricambio educatamente il sorriso, e la butto. Girandomi poi verso la signora come aspettando un cenno di ringraziamento vedo invece un volto pietrificato, trafitto da immensa delusione. Ma cosa ho combinato? La signora recupera non senza fatica la minuscola carta dal cestino e con aria di sfida me la rimette davanti agli occhi: in effetti ad un esame microscopicamente più attento riesco a scorgere che nella cartina è stato abilmente sagomato un origami a forma di cigno! Insomma lei in un secondo aveva creato un'opera d'arte, e io l'avevo cestinata ignorandola senza pietà.

Il treno era allora per me un evento raro e straordinario, ma anche ora che secondo un'azzeccata definizione sentita in radio sono una pendolare d'amore, il viaggio riserva ogni volta situazioni e incontri decisamente particolari!

Ultima in ordine ti tempo, proprio pochi giorni fa. Salgo sul treno e mi sistemo in scompartimento; sto parecchio male di stomaco e per questo preferisco stare nei pressi del bagno; così poco dopo mi assento, lasciando al mio posto lo zaino con dentro i vestiti, e portando con me solo il marsupio con portafoglio ecc. Tempo dieci minuti, e una signora per nulla apprensiva del mio scompartimento chiede al controllore di perquisire il mio bagaglio, perchè, dice, è incustodito da ore ed ore, ed è sicuramente una bomba! Il controllore chiede conferma agli altri passeggeri, e scoprendo che in realtà manco da pochissimo tempo, rifiuta; accetta però di dare un'occhiata in giro per vedere se mi trova, dopo che la signora m'ha descritta. Mi individua a 3 metri dal mio posto...che se la signora avesse messo il naso fuori m'avrebbe visto pure lei... e mi racconta. Così con la scusa di prendere un fazzoletto torno in scompartimento, faccio un sorrisino alla siura, e riparto per il bagno. Altri 5 minuti scarsi e l'amica va a cercare i 2 poliziotti presenti sul treno, e ricomincia con la storia della bomba, stressandoli al punto che pur di farla star zitta ed evitare che la psicosi si diffonda, le dan retta. Così quando torno trovo i due che ravanano nel mio zaino, guardandomi come dire ci scusi eh, ma sta povera matta...

Poi loro se ne vanno, ma lei continua a tartassarmi...eh ma le pare, eh ma non si fa così, eh ma dove è stata, ma cosa fa...Al che cerco di spiegarle che capita di assentarsi dal proprio posto, che son stata via pochissimo, che ho fatto così perchè mi sentivo male ed ero lì accanto al bagno. Metamorfosi improvvisa. La signora parte a raffica: e ora come va? Cosa si sente? Cerco un dottore? Vuole una caramella? Io avrei voluto sonnecchiare, ma lei mi tormenta così fino al termine corsa...