venerdì 8 maggio 2009

Dai nostri inviati... ad Ameglia

La partenza degli avversari è di quelle che fan male. Meccanismi perfetti, assist, spazi, circolazione da capogiro; pioggia di canestri da ogni dove, velocità e controllo, tecnica e fisico: tutto gira senza fare una piega. Quelle partenze che possono far pensare "Sì addio, altra categoria". Ma non è così. Qualcuno lo scoprirà dopo un paio d'ore, qualcuno lo pensa già anche in quei primi 5 minuti; ma cambia poco: non è così. Ameglia non è di un'altra categoria. Ameglia non è più forte.



L' Ardita pian piano rientra, una palla alla volta. E presto è di nuovo lì, a cercare il pareggio, a giocarsi la partita.


Su quella specie di impalcatura per muratori si soffre, e non poco; si suda si tifa e si esulta insieme ai ragazzi...che fatica!


Crac. Il gigante s'accascia sui 3 punti: caviglia (e non ci sono nemmeno i cessi in palestra!). Qualcuno pensa a fotografare, qualcuno alla prossima mossa tattica; altri si chiedono se rientrerà, o se giocherà gara2; certi diranno poi che è stata la chiave della partita, certi invece no, che non sarebbe cambiato nulla. Ma in realtà lo sappiamo tutti: voleva solo riposarsi!



Il sangue sul campo compatta ancor più l'Ardita, sembra raddoppiare le energie dei ragazzi, che addirittura provano a scappare. Ad un tratto sembra già materializzarsi un sogno; ma no, non è vero: bisogna soffrire ancora. "Tiziano" si scatena, e si deve ricominciare tutto daccapo.
Da questo momento in poi è tutta una tirata pazzesca, un punto a punto che non dà respiro. Non c'è nessuno dei nostri, NESSUNO, che non faccia una cosa importante nel momento giusto. Chi la mette per un sorpasso, chi per un aggancio, chi prima e chi dopo, chi sporca un pallone, chi stoppa e chi strappa un rimbalzo...tutte giocate egualmente decisive. E per ognuna è grande esultanza: urli, pugni stretti, braccia al cielo; panchina praticamente in campo; pubblico che esplode in continuazione.



Trenta secondi...ora sì, siamo pronti per il sogno. Venti...ecco, ci siamo. Sette, sei, cinque...con Fulvio stravolto che sta ancora gridando "Testa, testaaa!" la sirena suona e si può festeggiare questa meravigliosa vittoria!



Tabellone e luci (e Luci) si spengono subito, la festa dura poco; ma qualcosa di grande rimane nell'aria, e nel cuore di chi c'era. Son queste le vittorie che ti fan sentire chiaramente perchè giochi, perchè ti alleni; che fan dimenticare periodi neri, figuracce, malintesi; che trasformano una squadra rinnovandone lo spirito, dandole quella forza fondamentale e decisiva che viene dalla coesione del gruppo, dal sentirsi parte di qualcosa.


Grandi emozioni. Di quelle che ti restano, che ti porti dentro a lungo.