martedì 25 ottobre 2011

Una prece

E' mancata all'affetto dei suoi cari la Serie A di basket su Sky Sport.

Ne danno il triste annuncio i pochi (ma buoni) abbonati che l'hanno seguita con amorevole affetto fino all'ultima sirena della stagione 2010/11, la sera del 19 giugno. Già dai primi sintomi (il passaggio dell'Eurolega su SI) ci si era preoccupati, ma non era facile prevedere l'estremo epilogo in cui Sky resta del tutto orfana di pallacanestro e la Serie A viene spartita tra Rai e la7; proprio 7 sono gli anni in cui il massimo campionato di basket de noartri ha trovato rifugio e materna protezione sulla pay-tv, offrendo un servizio competente e puntuale, lasciando comunque a mamma Rai la possibilità di dimostrare le proprie capacità rovinandoci (quando trasmesse) le partite della Nazionale.

Il nostro sport preferito è stato trattato in maniera inversamente proporzionale dall'ex Tele+ e da tutti i canali generalisti: più prendeva piede attirando pubblico sul canale satellitare, e più veniva malcagato e ignorato dal resto della televisione. Ma ora... Cosa vedo... Il Gallo previsto come ospite alla Domenica sportiva (poi credo sia saltato tutto per la morte di Simoncelli, ma è un'altra storia)... Ai TG sportivi sulla Rai parlano dei risultati della scorsa giornata di campionato e addirittura mostrano gli highlights... Su La7 danno una volta a settimana un programma di 40 minuti col Vate Bianchini che spiega il gioco... Anche se la qualità di Sky continuano a sognarsela (un nome su tutti: Ugo Francica Nava), non posso che apprezzare lo sforzo, ma contemporaneamente mi domando: "E come mai fino all'anno scorso l'argomento basket è stato affrontato dalla tv generalista solo in un servizio di Studio Aperto in cui si sviscerava il video porno di Lamar Odom che sodomizzava la sua giovane consorte?"

Il punto è questo: non si vedrà mai il protagonista di una fiction trasmessa sulla Rai andare a promuoverla su un canale Mediaset, e in egual maniera vengono trattati gli sport; la regola non scritta è: non parliamone se questo potrebbe far guadagnare spettatori a qualcun altro, ignorando il fatto che a guadagnarli sarebbero anche loro stessi. Come se Fleming si fosse voluto tenere la penicillina chiusa nell'armadietto del bagno. Si va ben oltre l'aziendalismo, qui in Italia si pratica una forma malata di xenofobia catodica (ormai digitale terrestre) autodistruttiva, per cui ognuno affoga nel suo brodo. Se si volesse appena appena alzare la testa, si noterebbe tanta gente che non aspetta altro di vedere dei programmi di vero approfondimento sportivo: anche uno come Sotto canestro al limite va bene, ci accontentiamo di poco per cominciare.

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