martedì 14 ottobre 2008

Abasso l'ha squola















"Scuola...
Scuola!
Aritmetica! Due per uno, nove! Due per due, quattordici! Due per quattro, zero! Due per sei, niente!
Storia! I Babilonesi! I Babilonesi sono... tutti morti!
Geografia!I Giapponesi! I Giapponesi sono 123!
Ginnastica! Fare questo esercizio!
"

Così urlava un Benigni in grande forma ne "Il piccolo diavolo", ad un Walter Matthau che gli aveva fatto ritornare alla mente quei tempi... Personalmente, ripensando al mio passato scolastico vedo più luci che ombre, ma c'è da dire che quando a scuola ci andavo ancora, era sicuramente l'opposto.

Fino alla quarta elementare ero (incredibile a dirsi) un secchione, e anche uno di quelli antipatici, che vogliono sempre avere il voto più alto della classe altrimenti protestano... In quinta elementare devo aver avuto una presa di coscienza, e se da lì in poi il rendimento scolastico ha subìto un deciso calo, in compenso credo di essermi divertito più di quanto avrei fatto se fossi rimasto il bravo bimbo che una volta ero.

Delle medie ho praticamente solo bei ricordi, e molti degli amici che mi sono fatto allora, li vedo ancora oggi. Facevo un casino esagerato: mi ricordo stormi di aeroplanini lanciati dalla finestra, lotte in bagno, trenini in corridoio durante la ricreazione, e altre stupidate come e peggio di queste.

Al liceo era tutta un'altra cosa, ovviamente.
Concordo con Rocco quando si lamenta degli orari: non ho mai capito perchè bisognasse andare a scuola alle 8 di mattina, quando tutti sono ancora rincoglioniti; fino alle medie non era tanto pesante, ma per andare al liceo spesso le distanze si allungano, quasi tutti devono prendere autobus/treno/motorino e inevitabilmente le ore di sonno si accorciano (anche perchè si comincia ad uscire la sera).
Ricordo bene gli attimi di terrore che precedevano il nome del prescelto per l'interrogazione di quella materia che "non ho manco aperto il libro, speriamo non mi becchi"; i compiti in classe con duecento tra bigliettini e appunti scritti sul banco in fretta nelle ore precedenti; le versioni di latino che non vengono mai, in attesa che qualche anima pia passasse almeno un paio di frasi sensate da scopiazzare... I vertici cattolici ecclesiastici saranno lieti di sapere che in quei momenti anche un non praticante come me si è lasciato prendere da un irrefrenabile e profondamente sincero bisogno di pregare, però quei minuti di panico non li auguro a nessuno.
Tutto sommato, però, anche al liceo mi divertivo, se non altro anche lì ho conosciuto gente nuova e buoni amici.

C'è una cosa che è cambiata radicalmente da quando ho finito di studiare, e cioè la visione che ho dei professori. Quando si va a scuola, si pensa che quel/quella prof. ce l'abbia con noi, o che magari ci goda a vederci in difficoltà, a farci domande difficili; vediamo i professori solo in ambito scolastico, e questo ci fa dimenticare che abbiano una vita al di fuori della classe e della sala docenti. Mi rendo conto di essere un esempio più unico che raro, però ancora oggi, a 7 anni e passa dal diploma, vado a scuola una o due volte l'anno a trovare la mia prof. d'italiano del liceo, e già che ci sono saluto anche gli altri (almeno, quelli che ancora mi riconoscono); così facendo ho cominciato a vederli un po' meno come "nemici", e più come persone normali, che hanno la loro vita normale, con un lavoro normale e dei normali problemi. Anche le gite di classe potrebbero essere un buon inizio nel processo di umanizzazione degli insegnanti agli occhi degli studenti, e a tal proposito faccio finta di fare l'intellettuale e consiglio un libro (che io naturalmente non ho letto): "Domani niente scuola" di Andrea Bajani (addirittura il link vi ho messo, che blog al passo coi tempi!).

Ho aperto con una citazione e non mi resta che chiudere con un'altra, stavolta di Woody Allen in "Io e Annie":

"Ricordo il corpo insegnante della mia scuola pubblica. Sapete, avevamo un detto: chi non sa far niente, insegna e chi non sa insegnare, insegna ginnastica. Quelli che neanche la ginnastica, credo li destinassero alla nostra scuola."

2 commenti:

Sara ha detto...

Visto che Morands ha già parlato della sveglia all'alba, del rapporto con compagni e professori, del panico pre-interrogazione e via dicendo, io vi racconterò solamente due piccoli episodi della mia vita scolastica...

Una delle iniziative secondo me più brillanti della 4^I è stata la realizzazione del regalo per una profe: la supplente La Tegola, rovinosamente precipitata, di nome e di fatto, sulle nostre carriere scolastiche, se ne andava dalla nostra scuola; così ci siamo procurati una grossa tegola, l'abbiamo verniciata con la bomboletta in un prestigiosissimo color oro e poi firmata tutti quanti, con tanto di sentitissima dedica e imballaggio. Peccato solo che al momento della consegna la profe si sia terribilmente offesa e se ne sia andata tra lacrime e insulti, lasciandoci come estremo saluto una bella nota (del tipo: "La classe consegna in regalo alla sottoscritta una tegola d'oro ritenuta lesiva del mio nome e della mia immagine." Firmato L. La Tegola).
Mitico però il preside, che dopo averla letta ci ha fatto i complimenti per l'idea!

Il momento in cui ho avuto più paura è stato invece in 5^, in occasione di una verifica di letteratura francese, di una difficoltà talmente improponibile da spingere l'intera classe a trascrivere copiosi appunti sul vocabolario. Un compagno ha dato troppo nell'occhio (un genio...in pratica teneva il segno col dito sul vocabolario, e scriveva spostando continuamente e beatamente sguardo, testa, corpo e tra un po' pure la seggiola da quello al suo foglio)... e insomma s'è fatto sgamare, al che la profe ha deciso di controllarci tutti uno ad uno.
Complice la mia erre allora moscissima ero la sua pupilla indiscussa e in 5 anni mi ero costruita ai suoi occhi una reputazione ineccepibile. Tutto ciò stava per crollare, e io ero nel panico. Quando la profe si è avvicinata al mio banco ha detto rivolta severamente alla classe: "Guardate cosa mi costringete a fare, controllare anche Sara che è un esempio per tutti..." e proseguendo il suo discorso sempre con lo sguardo alla classe, ha iniziato a sfogliare il mio vocabolario. Così, mentre lei declamava la mia onestà, il mio impegno, la mia preparazione, lì sotto al suo naso scorrevano la vita la morte e i miracoli di Flaubert, la poetica di Baudelaire e la trascrizione integrale dei Miserabili.


Aggiungo solo una piccola postilla per gli insofferenti alla sveglia mattutina! Leggevo poco fa che in alcuni stati hanno provato a posticipare l'ingresso a scuola di due ore, e gli studi degli esperti han dimostrato che il rendimento e l'attenzione in questo modo migliorano, così forse estenderanno questa iniziativa ad altri stati europei...Bella storia!

Morands ha detto...

Giorni fa ho trovato un articolo del Telegraph che parlava di orari; il titolo è: "Le onde cerebrali lavorano meglio alle 22.04".
Provo a tradurre anche il resto:
"Le onde cerebrali hanno meno capacità di lavorare nel pomeriggio, dice una ricerca secondo cui chi lavora in ufficio ha meno probabilità di risolvere problemi dopo pranzo. Il momento meno creativo del giorno sono le 16.33, con il 92% che dichiara di non sentirsi ispirato.
Il sondaggio su 1426 intervistati mostra che un quarto di noi sta in piedi fino a tarda notte per trovare ispirazione..."
Poi dice che sotto la doccia si hanno molti colpi di genio, e ipotizza che il bagno in sè possa stimolare la mente, facendo anche l'esempio di Archimede nella famosa vasca.

Che dire? Andiamo tutti a scuola alle 9 di sera e mettiamo dei bei water al posto delle sedie!